Detti proibiti di Belluno
Le grandi verità censurate,
finalmente IN UN LIBRO
ISBN: 9788885601079
Detti proibiti di Belluno
proverbi e detti:
Le grandi verità censurate,
finalmente IN UN LIBRO
Un libro di: Gabriele Nabo V(el)asquez Mr Capra
ISBN: 9788885601079
Parole mai banali che dietro il loro preponderante aspetto folcloristico e umoristico racchiudono scienza e coscienza, esperienza, vita vissuta.
dalla prefazione di Nabo
Davanti a questi detti origina l’arte popolare, quella che sale dal basso, con tavole narrative multiuso, per il bar, le feste, l’aia o la piazza.
dalla prefazione di V(el)asquez
Tutto quello che non avrebbero voluto dirvi da piccoli.
E non lo hanno fatto.
INDICE
CHAPTER 1: Femene pag. 9
CHAPTER 2: Perusole pag. 17
CHAPTER 3: Temp pag. 23
CHAPTER 4: Merda e Pis pag. 26
CHAPTER 5: Sacrosante Verità pag. 30
CHAPTER 6: Citazioni De Na Olta pag. 35
CHAPTER 7: Cui pag. 41
CHAPTER 8: Come Disea La Me Vecia pag. 45
CHAPTER 9: Noze pag. 49
CHAPTER 10: Osei pag. 53
PREFAZIONE
Prefazione
Quest’opera raccoglie proverbi antichi e meno antichi, detti e modi di dire raccolti da anziani, da colleghi, amici, parenti e conoscenti; parole mai banali che dietro il loro preponderante aspetto folcloristico e umoristico racchiudono scienza e coscienza, esperienza, vita vissuta; conoscenze che sarebbe imperdonabile non tramandare ai posteri.
In un’era dominata dal perbenismo e dagli stereotipi, qui trova spazio una schietta ed esaustiva antologia che con fierezza dà modo al lettore di assaporare, attraverso la lettura di passi aulici, i più nobili e reconditi valori della vita vera, ormai da tempo dimenticati.
Con la speranza che questo libro non finisca sotto la gamba più corta della tavola o addirittura sul vostro portarotolo, i curatori di questi versetti augurano una buona e profica lettura.
N.d.A. - Agli occhi degli animi più scrupolosi, eventuali errori di ortografia non devono essere considerati mera ignoranza bensì sono da ritenersi ricercate licenze poetiche atte a esaltare tanta esperienza umana presente nel nostro vissuto.
Introduzione
Quando dico “Cultura” lo dico per fare arrabbiare qualcuno. Gli intellettuali di professione, che non leggono proferitori di volgarità; e coloro che accusano di snobismo coloro i quali invece fingerebbero di amare questi detti.
Eppure ce l’abbiamo fatta.
La censura è stata superata, e così eccolo!
Tutto quello che non avremmo dovuto sentire da piccoli, ora è addirittura scritto!
Una raccolta delle memorie popolari, in forme audaci e indelebili, sorta da anziane signore, talvolta al termine della loro esistenza. Nell’etimo nobile del loro contesto, queste ultime testimonianze dallo stile dimesso sprigionano a noi lettori di altre generazioni, di altri mondi, un cosmo di valori della terra, di sessualità disincantata, di conoscenza delle stagioni e invecchiamento con ironia.
Davanti a questi detti origina l’arte popolare, quella che sale dal basso, con tavole narrative multiuso, per il bar, le feste, l’aia o la piazza.
E allora ecco servito con questi detti un vassoio di caffè, dall’aroma e lo stile amaro, ma dal rituale così umano, così ricco di residuo calore.
La piova de Belun no la bagna nesun
---
Usanza feltrina:
piantarlo la sera e cavarlo la matina
---
Bele da xovene, sbeteghe da vece.
---
L’anguria la e come la moier: te te corde che la e bona solo dopo che te la a verta.
---
Vardete dal tas e da le femene col cul bas
---
A chi che nas sfortunà
ghe piove sul cul stando sentà