Una discesa sugli sci da Belluno a Palermo
Chilometri
Fruscia la neve sotto le solette degli sci, pigramente mi faccio trasportare da Belluno a Palermo, dalle Alpi al Mediterraneo. Ogni tanto pennello qualche curva, poi ancora giù, torpidamente trascinato dalla gravità per ore ed ore. Millequattrocentotredici (1.413) chilometri di pendio regolare e candido.
Una discesa ininterrotta lungo lo Stivale, tanto è lo sviluppo delle piste nella sola area Dolomitica (1). Un dedalo di percorsi, che a farli tutti non basta forse un inverno.
Eppure (di chilometri) ne vorrebbero sempre di più.
Persone
150 milioni di passaggi nel 2008/09, in aumento rispetto ai 136 del 2006/07 (2). Che non sono le fila degli sciatori che ingrossano, ma gli impianti che ci conducono in alto più velocemente per il prossimo giro di giostra, di valzer, di divertimento. Aumentano pertanto i bip delle seggiovie.
Gli sciatori in realtà calano. In Italia erano 3.210.500 nel 1997; nella stagione 2004/05 erano 2.440.000, con una diminuzione del 24% rispetto al 1997 (3).
Eppure (di persone) ne vorrebbero sempre di più.
Denaro
Nell'ultima seduta del 2009 la Giunta Regionale del Veneto ha assegnato ai concessionari di impianti e piste da sci del Veneto contributi per 2.700.000 euro. Grazie a questo provvedimento ammontano ad oltre 33 milioni di euro i contributi che la Regione ha concesso nel corso di questa legislatura per il settore degli impianti a fune e le aree sciabili (4). Questa attività economica viene infatti ritenuta traino per le altre, per cui foraggiata.
Eppure (di denaro) ne vorrebbero sempre di più.
Il fraintendimento e l'anomalia nascono da qui, dal denaro distribuito. Destinare questi contributi alla monocultura dello sci alpino, vetusto schema datato anni '60, è ad oggi la scellerata logica che falcidia il possibile sviluppo di un turismo diverso, moderno, dall'offerta variegata, più in linea con la fruizione naturalistica di quel meraviglioso ambiente che abbiamo la fortuna di abitare. Insomma serve una politica che si discosti dalla logica di trasferire i costumi e i consumi dalle città alle montagne.
È un percorso tortuoso, che richiede dolorose riconversioni per chi è abituato ad un certo tipo di business.
Ma la rotta va invertita, per salvare quel che ancora si può.
1 Fonte: elaborazione da www.dolomitisuperski.com
2 Fonte: I numeri di Dolomiti Superski; Ufficio stampa Dolomiti Superski
3 Fonte: Turismo montano e turismo della neve: tendenze e prospettive per le Alpi e per gli Appennini; Alessio Liquori, Aggiornamento Nazionale TAM Leonessa (RI), 18 settembre 2010
4 Fonte: www.regioni.it; CINSEDO - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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Federico Balzan