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Neve e valanghe 2 - Le Piccole Dolomiti

Neve e valanghe 2 - Le Piccole Dolomiti

di Davide Dalla Libera

CLIMA DELLE PICCOLE DOLOMITI
Il clima delle piccole Dolomiti risulta essere tra i più piovosi del Nord Italia grazie alla conformazione ad “arco” dei vari gruppi montuosi prevalentemente esposti alle correnti umide provenienti da sud/sudest. Tali correnti incontrano proprio come primo ostacolo queste montagne che seppur non elevate consentono un buon ostacolo orografico su cui condensare umidità e rilasciarla al suolo sottoforma di precipitazione. In media nella zona del recoarese cadono circa 2000 mm di precipitazioni annua (tabella o mappa da allegare, il pdf)
Pertanto anche le precipitazioni nevose risultano, a parità di quota, mediamente superiori a molti altri settori Alpini. Di contro, la quota relativamente bassa (le cime non superano i 2200 metri) non consentono all’innevamento di durare fino a tarda stagione. L’accumulo massimo di neve al suolo mediamente si registra tra fine febbraio e la prima metà del mese di marzo.
" attenzione , acqua alta a Venezia!
Vien subito da pensare di aver sbagliato pubblicazione, ma allo scialpinista attento ai fenomeni meteo soprattutto autunnali/primaverili, quando maggiore è l'aspettativa di veder imbiancare i monti, non può sfuggire la stretta relazione tra il fenomeno dell'acqua alta in Laguna e le abbondanti precipitazioni sui monti dell'Alto Vicentino.. precipitazioni che diventano l'agognata neve se incrociano basse temperature, oppure rimangono pioggia, per lo sconforto dello scialpinista."

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NEVE:
I cristalli di neve subiscono delle trasformazioni già durante la caduta a causa delle variazioni di temperatura e umidità dell’aria che attraversano. Una volta giunti al suolo i cristalli iniziano delle nuove trasformazioni le quali vanno ad influire anche sulla stabilità del manto nevoso. La forma dei cristalli dipende da molti fattori tra i quali la temperatura, il vento ed effetti orografici.
La densità della neve può variare dai 20 ai 300 kg/m3. Mediamente la neve fresca ha una densità compresa tra i 60 e i 120 kg/m3 mentre la neve bagnata così come la neve “pressata” dal vento può raggiungere o superare i 300 kg/m3

VENTO
Fattore molto importante spesso determinante per quanto riguarda le escursioni in montagna specie in alta quota. Il vento è il responsabile, nel periodo invernale, di notevoli accumuli di neve non solo durante le nevicate ma anche una volta che la neve si è depositata al suolo condizionando così in maniera importante il pericolo valanghe. Inoltre il vento condiziona in modo considerevole l’ effetto del freddo che l’individuo sente sulla propria pelle (effetto wind chill). In sostanza più il vento soffia forte e maggiore è la dispersione di calore del corpo esposto al vento, dunque la sensazione di freddo. Pertanto se i
n estate tale effetto risulta assai gradevole e piacevole in inverno le basse temperature condite da vento molto forte possono comportare situazioni di pericolo per il corpo umano esposto. Basti pensare, come si nota dalla tabella, che si raggiungono valori percepiti di temperatura molto bassi anche quando la temperatura dell’aria non è poi così estrema: con una temperatura di 0 gradi ed una velocità del vento di circa 15 km/h il corpo avverte una temperatura di -7 °C.
Ulteriore disagio per il corpo umano se a queste condizioni si aggiunge un elevato tasso di umidità dell’aria.

ZERO TERMICO
Il livello dello zero termico è la quota al di sotto della quale la temperatura dell’aria passa da valori negativi a valori positivi. Se lo strato d’ aria tra nube e suolo è interamente sotto lo zero, ovvero lo zero termico è al suolo, il fiocco di neve riuscirà sicuramente toccare terra. Se invece la quota dello zero termico è superiore ai 1000 metri, ovvero lo strato compreso tra i 1000 metri di quota ed il suolo si trova a temperatura positiva, quasi sicuramente il fiocco di neve si trasforma in pioggia prima di raggiungere il suolo.
E’ facile capire quindi che lo ZERO TERMICO è un fattore determinante per il limite delle nevicate. Generalmente la neve cade fino a 400 metri al di sotto del livello dello zero termico ma non sempre è così, specie in montagna. Difatti il limite delle nevicate dipende, oltre che dallo zero termico, anche dall’ intensità delle precipitazioni e dall’ orografia. Più intensa è la precipitazione e più la quota neve scende (sempre rispetto al livello dello zero termico), con precipitazioni moderate o forti fino a 600-800 metri al di sotto dello zero termico, ed in alcune condizioni anche ad una quota inferiore di 1000 metri!
Determinante anche l’orografia: se ci troviamo all’interno di valli, a parità di zero termico ed intensità di precipitazione nelle vallate strette la quota neve sarà più bassa rispetto alle vallate larghe. Questo perché durante la precipitazione, all’interno di una valle stretta il volume di aria da raffreddare che trova la neve in caduta è minore rispetto al volume d’aria che si trova nelle vallate larghe. Pertanto, durante la precipitazione il volume d’aria sottostante il limite neve tende a raffreddarsi facendo così scendere il limite della nevicata. (vedi figure sotto-fonte Arpa Piemonte).

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INVERSIONE TERMICA
Per i frequentatori della montagna specie durante la stagione invernale non è certo una gran scoperta sentirsi dire che fa più caldo sulla cima rispetto che sul fondovalle. Questo fenomeno, assai frequente in montagna viene chiamato Inversione termica. Ovvero la temperatura salendo di quota non diminuisce ma aumenta. (generalmente, in condizioni standard la temperatura caldi di circa 6,5 °C ogni 1000 metri di quota) E’ caratteristica generale del periodo invernale specie nelle valli dove l’aria fredda ristagna e si accumula nel fondovalle durante i periodi di tempo stabile. Dunque, al di là dei concetti fisici che portano alla formazione dell’inversione termica, è bene tener presente che se siamo in condizioni di inversione termica significa, generalmente, che il tempo è stabile. Talvolta le condizioni di inversione termica possono risultare estreme, con temperature anche molto al di sotto dello zero nei fondovalle mentre sulle cime e sui versanti valori ben superiori allo zero.
Si possono considerare due tipi di inversione:
L ‘inversione termica in quota: si forma grazie all’arrivo di un fronte, che apporta aria più calda che scorre sopra a quella più fredda preesistente.
L’inversione termica al suolo: si forma generalmente per irraggiamento notturno ovvero perdita di calore del terreno durante le ore notturne in condizioni di alta pressione e vento molto debole.
Le inversioni sostanzialmente sono degli strati che frenano o bloccano il rimescolamento verticale dell’aria.
Spesso è semplice da riconoscere visivamente poiché al di sotto del limite dell’inversione l’aria è fosca, caliginosa o nebbiosa mentre al di sopra è limpida con ottima visibilità. (in figura, strato di inversione visibile dalla nebbia/foschia)

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LETTURA ED INTERPRETAZIONE DEI BOLLETTINI NIVOLOGICI
Strumento indispensabile per una corretta programmazione di escursioni su terreno innevato è sicuramente il bollettino nivologico. Esso fornisce una sintesi di quello che è accaduto al manto nevoso, e che probabilmente accadrà al manto nevoso.
Il bollettino nivologico è un bollettino di pericolo, non di rischio. Il bollettino nivologico è un bollettino di pericolo ad indicazione regionale e non puntuale. Dove è possibile viene data una indicazione sulla localizzazione delle zone più pericolose Nel bollettino nivologico il grado di pericolo è correlato alla stabilità del manto nevoso Nel bollettino nivologico ogni parola ha un significato preciso e spesso numerico

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I gradi di pericolo sono così definiti:
• Grado 1: generale buon consolidamento e stabilità ma non si escludono pochissimi o isolati siti pericolosi
• Grado 2: consolidamento moderato e localizzato: i siti pericolosi sono localizzati e, in genere, richiedono carichi importanti per dare luogo a valanghe ma non si escludono isolate condizioni di debole consolidamento
• Grado 3: consolidamento moderato su molti pendii (situazione già molto importante!), consolidamento debole su alcuni pendii localizzati
• Grado 4: debole consolidamento sulla maggior parte dei pendii ripidi
• Grado 5: il manto nevoso è in generale debolmente consolidato e instabile anche su pendii a moderata pendenza

I pendii ripidi sono così definiti:
• pendio poco (moderatamente) ripido = meno di 30° di inclinazione
• pendio ripido = inclinazione da 30° a 35°
• pendio molto ripido = inclinazione da 35° a 40°
pendio estremamente ripido = più di 40° di inclinazione

Probabilità di distacco, che dipende direttamente dal consolidamento, tende a quantificare statisticamente i pendii pericolosi e viene così suddivisa:
• su pochissimi (= isolati) pendii ripidi estremi, pari a meno del 10% dei pendii ripidi; è questo il caso generale del grado 1 ma riguarda anche le situazioni di eventuale debole consolidamento del grado 2;
• su alcuni (localizzati) pendii ripidi (dal 10 al 30% dei pendii ripidi), indicati nel bollettino, con un consolidamento generalmente moderato ma, come prima si è visto, non si esclude la presenza di siti, estremamente localizzati (isolati), con consolidamento debole, particolarmente sottolineati nel bollettino (grado 2)
• su molti pendii ripidi (già più del 30% dei pendii) dei quali la maggior parte ha consolidamento moderato mentre alcuni, indicati, presentano consolidamento debole (grado 3)
• su molti pendii ripidi (già più del 30% dei pendii) con debole consolidamento (grado 4)
• sulla maggior parte dei pendii ripidi (più del 66% = 2/3 dei pendii), con estensione anche a quelli moderatamente ripidi (grado 5)

Gli eventi probabilistici sono così definiti:
• evento possibile: evento con probabilità di verificarsi inferiore al 66% (limite dei 2/3)
• evento probabile: evento con probabilità di verificarsi superiore al 66% (più di 2/3)

In caso di incidente:
Dando per scontata la dotazione personale di Artva/Pala/Sonda, Fondamentale è attuare immediatamente una studiata ed allenata procedura di autosoccorso e, contemporaneamente, attivare il Soccorso Alpino ai seguenti numeri:
118 per Veneto
112 per Trentino

Link utili: previsione meteo e valanghe al sito di ARPA Veneto dove si trovano bollettini specifici per le dolomiti e le Prealpi venete e il relativo bollettino del pericolo valanghe
http://www.arpa.veneto.it/previsioni/it/html/meteo_dolomiti.php
http://www.arpa.veneto.it/neve_valanghe/it/html/index.php
http://web.cnsas.veneto.it/
http://www.soccorsoalpinotrentino.it/

Una raccolta dei bollettini regionali relativi al pericolo valanghe si trova sul sito dell’ AINEVA (Associazione interregionale neve a valanghe) http://www.aineva.it/